La stagione estiva è ormai alle porte e l’autunno ha fatto già il suo ingresso. Dopo la pausa vacanziera, è il momento di seguire delle accortezze mirate per prenderci cura della nostra chioma. Una volta concluso l’appuntamento con l’estate, infatti, ci ritroviamo non solo a dover rigenerare la pelle ma siamo anche alle prese con i capelli, che a causa dell’effetto combinato di sole, sudore, salsedine, vento e cloro delle piscine, appaiono sfibrati, secchi e opachi.

Come possiamo intervenire, permettendo alla nostra capigliatura di tornare in salute e di riacquistare la sua naturale bellezza? Scopriamolo.

Idratare i capelli dopo l’estate

Per nutrire i capelli sottoposti allo stress estivo, è necessario puntare sull’applicazione di balsami e di maschere appositamente studiati per ridurre la disidratazione della chioma. Per ottimizzarne l’efficacia è essenziale scegliere i prodotti più giusti in base alla tipologia di capelli, chiedendo consiglio al dermatologo.

Lo specialista può inoltre guidare nella scelta dello shampoo più adatto per ristrutturare la capigliatura in questa fase delicata. In commercio esistono numerosi prodotti arricchiti con vitamine e con sostanze naturali che aiutano a idratare i capelli, contrastandone la fragilità e prevenendo nel contempo le doppie punte.

Quando necessario, si può ricorrere all’assunzione di integratori che nutrono i capelli, ripristinando la loro resistenza e luminosità. Anche in questo caso, il consiglio del dermatologo è determinante. Gli integratori vanno infatti usati solo sotto specifica prescrizione, evitando il classico fai da te che potrebbe risultare controproducente.

Prevenire la caduta dei capelli

Il ventaglio di conseguenze a cui sono soggetti i capelli dopo l’estate non si limita a fenomeni quali la secchezza, l’opacità e la comparsa di antiestetiche doppie punte. L’eccessiva esposizione solare può infatti contribuire alla caduta autunnale da alopecia androgenetica che, dopo i mesi caldi, può risultare più accentuata e precoce nelle persone che ne sono predisposte. In casi simili, una diagnosi tempestiva, seguita da opportune terapie, è una strategia molto valida per evitare la calvizie.

Tricoscopia o dermatoscopia del cuoio capelluto

Per poter agire con prontezza è fondamentale sottoporsi a specifici esami, come la tricoscopia. Si tratta di un metodo non invasivo utilizzato per la diagnosi delle malattie che colpiscono capelli e cuoio capelluto, come le fasi iniziali dell’alopecia androgenetica, soprattutto femminile, dell’alopecia areata e dell’alopecia cicatriziale da Lupus.

L’esame si svolge con l’ausilio di un particolare microscopio digitale, che permette di analizzare, senza alcun fastidio per il paziente, vari parametri che riguardano i capelli, a partire dalla struttura fino l’assottigliamento precoce in alcune aree del cuoio capelluto, che ne precede la scomparsa totale. Memorizzando le immagini realizzate, la tricoscopia permette anche di valutare l’efficacia delle terapie e l’evoluzione dei disturbi.

I trattamenti per contrastare la calvizie

Una volta effettuata la diagnosi, il dermatologo può così intervenire con specifici farmaci e trattamenti ambulatoriali. Le metodiche variano a seconda del quadro caratteristico del paziente e possono includere trattamenti quali il LED o il PRP.

La terapia LED è in grado di agire sul follicolo pilifero, evitando che si chiuda e, conseguentemente, che il capello si assottigli o cada.

Il PRP, acronimo che sta per “Plasma Ricco di Piastrine”, è una metodica d’avanguardia che sfrutta le proprietà delle piastrine per stimolare la ricrescita dei capelli. Al paziente vengono prelevate piastrine ricche di fattori di crescita. Le provette contenenti il prelievo sono successivamente inserite in una centrifuga da laboratorio e centrifugate. Al termine dell’operazione, il PRP è pronto per essere utilizzato in svariati cicli, generalmente tre o quattro sedute mensili. La somministrazione avviene direttamente sul cuoio capelluto del paziente mediante iniezioni o tecniche di veicolazione transdermica.

Le piastrine sono capaci di regolare l’attività di vita dei bulbi, favorendo la stimolazione delle cellule staminali presenti nel cuoio capelluto, che determina a sua volta la crescita dei fusti dei capelli. Essendo di origine autologa, ossia ottenuto dal sangue del paziente stesso, il PRP non ha particolari controindicazioni per la salute ed è risolutivo in circa l’80% dei casi.